Pubblichiamo in questo spazio un pezzo di un articolo di Sergio Sciacca apparso su "La Sicilia" di ieri circa un dialogo di un prof. con un gruppo di liceali. Le parole sembrano indirizzate anche a noi che viviamo in questa comunità che fatica a emanciparsi e a intravedere un futuro. Il messaggio del professore è chiaro: bisogna fare e smettere di lamentarsi, così come hanno fatto i nostri avi.

"Allora iniziamo a fioccare le proposte: ripulire qui, migliorare là...e soprattutto fare. Proprio questo. Non programmare quel che non si farà mai. Non discutere di quel che si potrebbe realizzare. Non seguire gli schemi, le road maps e tutte le altre cianfrusaglie che valgono oggi tanto quanto valevano al tempo dei sofisti, ma fare. Non c'è bisogno di stanziamenti ciclopici per iniziare una propria attività, modesta. Non c'è bisogno della raccomandazione per trovare un lavoro. Ovviamente il lavoro che la società richiede e che molti giovin signori non sono disposti ad eseguire in proprio, per poi frignare quando la scarsella diventa sempre più scarsa. Ci sono tanti lavori che attendono lavoranti: nell'edilizia, negli ospedali, nell'agricoltura.
E si può proporre a uno che ha studiato per quasi venti anni di fare il cuoco?
Qui sta il punto: la culturà è una faccenda spirituale, non l'assicurazione per una scrivania ministeriale: e poi tutti sanno che un bravo cuoco, non solo uno chef, guadagna molto di più di un dottore es lettres precario. Bisogna abbandonare l'albagia ( diciamo la parola comune: la superbia) di chi crede che i lavori manuali siano disdicevoli e abbracciare la concezione germanica per cui il ciabattino che pianta seriamente i chiodini nelle scuole è sacro come il sacerdote nel suo religioso ministero. Spinoza faceva l'orologiaio...
Fare, fare, come Garibaldi, come i garibaldini, come i nostri nonni nell'ultimo dopoguerra che ricostruirono le case di tutte e rifecero una patria che era frustrata nell'anima. E lavorarono in quello che era necessario fare. E sono riusciti nell'impegno perchè costruivano il futuro e neanche sapevano cosa fosse lo spread quanto malridotta l'Italia."